La storia della banda

Con banda si definisce in generale un complesso di strumenti a fiato e a percussione destinato prevalentemente alle esecuzioni all’aperto. Essa si è evoluta storicamente dalla fanfara, complesso prettamente militare che, composto ancor oggi esclusivamente da ottoni e percussioni, è in grado di eseguire solamente marce. Con l’aggiunta dei legni, la banda, ha acquisito la capacità di estendere il suo repertorio ben oltre le marce militari. Risalendo indietro nel tempo, risulta che già i Romani avessero formazioni strumentali, oltre a quelle di fiati ad uso militare, che suonavano nelle occasioni civili. Dopo la caduta dell’impero d’occidente nel 426 d.C. l’utilizzo di queste formazioni decadde a causa dell’avversità della Chiesa e avendo ormai la maggioranza delle manifestazioni pubbliche, acquisito un carattere religioso. Successivamente, tanto all’epoca dei comuni quanto a quelle delle signorie, tali complessi acquistarono nuovo prestigio; non venivano solamente impiegati in battaglia ma accompagnavano anche i banditori. Nel XIII secolo si ha notizia di vere e proprie esecuzioni nelle piazze. È proprio a quest’epoca a cui si fa risalire il termine gotico bandwa, da cui banda, col significato di «segno», «insegna». Nel secolo XV si andarono costituendo, in varie città italiane, delle bande chiamate concerti formate da vari strumenti sia a fiato che a percussione. Di seguito, con il graduale perfezionamento degli strumenti a fiato, la banda subì un lungo processo di trasformazione che raggiunse un culmine all’epoca della rivoluzione francese. Le numerose invenzioni di Adolphe Sax, tra cui il sassofono e il saxhorn o flicorno, l’introduzione dei pistoni negli strumenti di ottone e il perfezionamento del clarinetto con il sistema di chiavi di Boehm, contribuirono in maniera notevole allo suo sviluppo. Nell’ottocento alcuni illustri compositori introdussero brani bandistici in alcune scene delle loro opere. Le bande in questo caso suonavano sulla scena o dietro le quinte. Alcuni esempi li ritroviamo in Cherubini, nella Norma di Bellini, nel Fidelio di Beethoven, ne L’elisir d’amore di Donizetti e soprattutto nell’Ernani, La Traviata e Aida di Verdi. Una banda interviene anche nella sezione conclusiva dell’ouverture 1812 di P. I. Cajkovskij. Per poter eseguire brani di opere o sinfonie occorreva adattare al taglio dei fiati la tonalità originale, infatti il taglio degli strumenti della banda è generalmente in SIb, MIb o FA, pertanto le tonalità cariche di diesis creano difficoltà. Questo lavoro di trascrizione trovò illustri maestri, primo fra tutti , in Italia A. Vessella, direttore della banda municipale di Roma; grandi direttori furono lo stesso Vessela e, inoltre, Cirenei della banda dei Carabinieri, Pennacchio, Calavaglios, Preite della banda di Venezia, D’Elia della banda della Guardia di Finanza, Ceccherini, Aghemo e altri ancora. In Europa il termine banda nel Regno Unito viene tradotto con wind band, in Spagna con banda, in Francia musique d’harmonie, in Germania harmoniemusik, cioè musica per soli fiati; genere coltivato da illustri musicisti come F. A. Rossler, e J. Haydin. Anche Mozart e Beethoven composero musica per soli strumenti a fiato e trascrissero anche parti di alcune delle loro composizioni. La letteratura originale bandistica non è molto vasta, tuttavia oltre ai già citati anche altri illustri musicisti scrissero musica per banda come Spontini, Mendelsshon, Wagner e Schomberg. La funzione della banda è stata ed è preminentemente divulgativa di musica di ogni repertorio opportunamente trascritta e rielaborata. La sua presenza allieta feste popolari e manifestazioni pubbliche. La composizione dell’organico della banda varia da paese a paese. Ecco qui a lato l'elenco degli strumenti che fanno parte normalmente delle bande italiane.

Da "Dizionario della Musica e dei musicisti ", UTET.